L’idea di aggiungere il cognome “Parini” al nome “Bosisio” venne al Preside del liceo classico “Giuseppe Parini” di Milano, che sul finire degli anni venti del secolo scorso consigliò il Podestà del nostro comune di attivarsi affinché si realizzasse tale aggiunta. Il Podestà dell’epoca, ossia il Sig. Carlo Carpani, accolse con favore la proposta in quanto intuì che la nuova denominazione appariva il modo più semplice, ma anche il più idoneo ed efficace a dimostrare l’attaccamento della popolazione al Grande Poeta. Con la nuova denominazione, inoltre, il Comune avrebbe potuto acquistare una rinomanza fino ad allora sconosciuta. Anche ragioni meno nobili, ma non per questo meno importanti, avrebbero consigliato il cambio del nome. Infatti in quegli anni, con cadenza quasi giornaliera, veniva recapitata a “Bosisio” la corrispondenza diretta al comune di “Bovisio” nel milanese e viceversa. L’aggiunta del cognome “Parini” rendeva pertanto meno somigliante i nomi dei due comuni, con tutti i vantaggi che esso comportava. Il cambio del nome avrebbe quindi avuto anche il merito di risolvere un problema all’epoca davvero molto avvertito tra i cittadini.
L’iter fu molto celere. In sintesi. Il 3 maggio 1929 il Podestà di Bosisio deliberava di chiedere all’autorità competente l’autorizzazione a sostituire il nome del Paese da “Bosisio” in “Bosisio Parini”. Il 17 maggio veniva proposta dallo stesso Podestà formale istanza; il 25 maggio l’amministrazione della Provincia di Como esprimeva parere favorevole; il 27 maggio il Sovrano, ossia Vittorio Emanuele III, su proposta del Primo Ministro Benito Mussolini decretava il mutamento della denominazione del Comune. L’iter fu davvero molto veloce. In tutto 23 giorni. Solo 10 se il computo viene fatto partire dalla data dell’istanza formale. In archivio comunale abbiamo ritrovato il testo della delibera podestarile del 3 maggio 1929 che illustra le ragioni del mutamento della denominazione. Non avendo invece ritrovato il testo del decreto regio che reca il nr. 1011, lo abbiamo richiesto direttamente all’Archivio Centrale dello Stato con sede a Roma, ove è custodito l’originale dell’atto. Oggi, pertanto, disponiamo della copia fotostatica del provvedimento che reca per l’appunto la sottoscrizione del Re Vittorio Emanuele III e del Primo Ministro Benito Mussolini.