Il carpfishing, nato in Inghilterra nel 1978, è per definizione una specifica tecnica di pesca sportiva volta alla cattura di grossi esemplari di carpa di varie specie tra cui specchi. Regine e cuoio che, una volta pescati, vengono rilasciati, ma non prima di aver fatto una foto ricordo. Un principio fondamentale della disciplina del carpfishing è l’assoluto rispetto del pescato e dell’ambiente che circonda il pescatore; infatti, il pesce viene trattato con ogni cura adagiandolo su di un apposito materassino, che gli impedisce di ferirsi. Normalmente, i carpisti campeggiano sulle sponde del lago vicino a dove praticano la pesca e come regola primaria ed assoluta c’è il rispetto della natura.
Infatti utilizzano tende e attrezzature di colore mimetico, evitano grida e schiamazzi inutili e non lasciano rifiuti di nessun genere. Anche i terminali sui quali si collega l’esca, vengono costruiti in modo da arrecare il minor danno possibile alla carpa. L’attrezzatura del carpista è composta da tre canne di vario libraggio. Mulinelli che devono essere di grossa consistenza e robustezza e dai segnalatori che suonano ogniqualvolta il pesce abbocca.
Il tutto viene adagiato su un “pood”. Le carpe si nutrono di microrganismi, cozze, crostacei e nutrimento che offre il lago oppure di boilies. Essi sono degli inneschi di forma sferica composti da svariati tipi di farine, alle quali vengono aggiunti degli aromi e successivamente cotte al vapore. Il carpfishing è una tecnica che si sta diffondendo sempre di più tra i giovani italiani ed europei; tra questi ci sono anche numerosi ragazzi di Rogeno, Bosisio Parini e dei paesi limitrofi.